Rezension über:

Bert Roest: Franciscan Learning, Preaching and Mission c. 1220-1650. Cum scientia sit donum Dei, armatura ad defendendam sanctam Fidem catholicam… (= The Medieval Franciscans; Vol. 10), Leiden / Boston: Brill 2014, X + 245 S., ISBN 978-90-04-28061-8, EUR 110,00
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Rezension von:
Maria Pia Alberzoni
Dipartimento di Scienze Storiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Redaktionelle Betreuung:
Ralf Lützelschwab
Empfohlene Zitierweise:
Maria Pia Alberzoni: Rezension von: Bert Roest: Franciscan Learning, Preaching and Mission c. 1220-1650. Cum scientia sit donum Dei, armatura ad defendendam sanctam Fidem catholicam…, Leiden / Boston: Brill 2014, in: sehepunkte 15 (2015), Nr. 9 [15.09.2015], URL: https://www.sehepunkte.de
/2015/09/26161.html


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Bert Roest: Franciscan Learning, Preaching and Mission c. 1220-1650

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Lo sviluppo degli studi nell'Ordine dei frati Minori ha in sé elementi di forte tensione ideale, giacché la questione più spinosa, soprattutto alle origini, stava nell'accordare la scelta di assoluta povertà e minorità con l'attività di studio che, oltre a essere intrinsecamente costosa per la necessità di libri, collocava di per sé lo studente, il lector o il magister in uno status sociale tutt'altro che emarginato o di minoritas.

Bert Roest, che già nel 2000 ha pubblicato un volume su tale tema fino al 1517 [1], con la presente raccolta di studi puntualizza e approfondisce le precedenti ricerche e traccia le linee guida per un proseguimento delle indagini fino all'età moderna.

Degli otto saggi che formano i capitoli del volume, sei erano già stati pubblicati in miscellanee o in atti di convegni, precisamente: il cap. 1 (Francis of Assisi and the Pursuit of Learning) in The Cambridge Companion to Francis of Assisi (ed. Michael J. P. Robson, Cambridge 2012), il cap. 2 (The Franciscan School System: Re-assessing the Early Evidence) in Franciscan Organisation in the Mendicant Context. Formal and Informal Structures of the Friars' Lives and Ministry in the Middle Ages (ed. Michael Robson / Jens Röhrkasten, Münster 2010), il cap. 3 (Religious Life in the Franciscan School Network [13th Century]) in Studia, studenti, religione (Verona 2009), il cap. 4 (Mendicant School Exegesis) in The Practice of the Bible in the Middle Ages: Production, Reception, and Performance in Western Christianity (ed. Susan Boynton / Diane J. Reilly, New York 2011), il cap. 7 (Franciscan Urban Preachers in Defense of Catholicism in the Low Countries c. 1520-1568, 197-212) in Stedelijk verleden in veelvoud. Opstellen over laatmiddeleeuwse stadsgeschiedenis in de Nederlanden voor Dick de Boer (ed. Hanno Brand / Jeroen Benders / Renée Nip, Hilversum 2011) e il cap. 8 (Franciscan Missionaries in the North of the Dutch Republic [c. 1600-1680], 213-235) in Het Noorden in het midden. Opstellen over de geschiedenis van de Noord-Nederlandse gewesten in Middeleeuwen en Nieuwe Tijd (ed. Dick de Boer / Renée Nip / Remi van Schaïk, Assen 1998) - questi ultimi due saggi erano stati pubblicati in lingua olandese. Sono invece inediti i cap. 5 ('Franciscan Augustinianism'. Musing about Labels and Late Medieval School Formation) e 6 (Franciscan School Networks, c. 1450-1650. A provisional Sketch).

Nell'insieme risulta un percorso lineare e coeso, che consente al lettore di cogliere le fasi cruciali dello sviluppo degli studi dei Mendicanti, in particolare dei Francescani, fino al XVII secolo.

Il problema degli studi si pose nel momento in cui Francesco e i primi compagni al ritorno dal viaggio alla curia romana (1209) decisero di dedicarsi principalmente alla predicazione o, meglio, all'esortazione. Come Roest espone fin dal cap. 1 (1-18), infatti, l'immagine di un Francesco profondamente ostile allo sviluppo degli studi tra i frati emerge nei testi agiografici che Sabatier e poi Manselli privilegiarono, perché ritenuti più vicini alle origini e testimoni di tradizioni orali risalenti alla cerchia dei compagni di Francesco. In realtà questi testi - in particolare la Compilatio Assisiensis - risalgono agli inizi del XIV secolo e furono composti con intento polemico. Privilegiando gli scritti di Francesco, invece, Roest evidenzia come sia nella lettera ad Antonio sia nelle Admonitiones e nella Salutatio virtutum il santo non mostri ostilità per gli studi, ma semplicemente non li consideri necessari per un gruppo a prevalenza laicale. Quando si chiarì il carattere missionario dell'Ordine, con la progressiva affermazione al suo interno dei frati chierici, Francesco rinunciò alla sua direzione e affidò i suoi ammaestramenti agli scritti.

Centrale per lo sviluppo degli studi all'interno dell'Ordine fu il ruolo di frate Elia, dapprima come vicario quindi dal 1232 al 1239 come ministro generale. Nel cap. 2 (19-50) sulla base delle testimonianze documentarie e cronachistiche, Roest ribadisce che le prime attestazioni di studia provinciali all'interno dell'Ordine risalgono agli anni Venti del Duecento. Un ordinamento per gli studi era dunque precedente alle costituzioni narbonensi (1260), cioè al generalato di Bonaventura, e fu poi emanato a partire dal capitolo generale nel 1239, quando frate Elia fu deposto dalla carica.

Con l'ingresso nell'Ordine di Alessandro di Hales (1236) i frati Minori si trovarono inseriti entro il più prestigioso studio di teologia, quello di Parigi, dove ebbero una cattedra per l'insegnamento della teologia. L'Autore esamina quindi i meglio documentati studia, dove si formavano i lettori, che poi potevano essere inviati a studiare teologia (Bologna, Parigi, Oxford, Tolosa, Magdeburgo, Cambridge e Napoli), mettendo in luce le crescenti affinità nella legislazione dei frati Minori e dei frati Predicatori per quanto riguarda la formazione teologica dei rispettivi frati.

Nel cap. 3 (51-82) Roest esamina lo stile di vita dei frati impegnati negli studi, mettendo in luce gli elementi che li accomunano alla carriera dei loro colleghi secolari e quelli che li differenziano. Emerge così la funzione centrale svolta dal noviziato nella formazione spirituale e culturale dei frati; a quelli poi che soggiornavano nelle università, oltre alla vita liturgica e sacramentale comune agli altri confratelli, erano indirizzati frequenti sermones. Sono qui ricordati quelli di Gilberto di Tournai e di Bonaventura, che nelle Collationes in Hexaemeron oltre a una serie di questioni teologiche offrì un quadro completo dei temi della formazione religiosa degli studenti francescani.

Il cap. 4 (83-110) dedicato alle diverse scuole esegetiche degli Ordini mendicanti del XIII secolo, a partire dalle fondamentali postille alla Bibbia del domenicano Ugo di St-Cher e della sua scuola, chiude la prima parte del volume, centrata prevalentemente sull'età medievale. A Parigi i Mendicanti ripresero il metodo esegetico di impronta moraleggiante elaborato da Stephen Langton, mentre a Oxford fu Roberto Grossatesta a introdurre la filosofia naturale nell'esegesi biblica. I Mendicanti nella sostanza acquisirono i più diffusi metodi esegetici e ne svilupparono uno proprio, più che nell'elaborazione teorica, nella predicazione.

I frati si adoperarono per migliorare la traduzione della Bibbia, rifacendosi ai testi nelle lingue originali e approntando nuove traduzioni, un'operazione nella quale si distinse il francescano Niccolò da Lyra († 1340). Dagli anni Trenta del Duecento e per circa un secolo i Mendicanti furono egemoni nella produzione sia di commentari alla Bibbia sia di strumenti esegetici. Dopo Niccolò da Lyra i più importanti teologi mendicanti si volsero piuttosto alla teologia speculativa.

Nel cap. 5 (111-131) Roest verifica l'influsso di Agostino sugli autori della 'scuola' francescana, ridimensionando il presunto agostinismo degli autori francescani, giacché tale orientamento fu da loro acquisito attraverso l'opera di Pietro Lombardo. L'elemento comune dei teologi 'agostiniani' è individuato nell'idea che la vita intellettuale abbia senso solo se indirizzata alla carità e all'amore per il Cristo sofferente.

Con il cap. 6 (132-196) si individuano le linee del contributo dei Francescani alla storia degli studi fino alla metà del XVII secolo, mettendo in luce le diversità tra i Conventuali e gli Osservanti; viene inoltre elaborato un censimento dei più importanti studia minoritici nelle diverse regioni europee, che considera anche quelli dei Cappuccini, approvati da Clemente VII nel 1528.

Nei capp. 7 e 8 (196-235), infine, è offerta una nuova valutazione assai più positiva di quelle formulate nello scorso secolo sia in campo protestante sia cattolico, circa l'opera svolta dai Mendicanti in difesa della Chiesa cattolica nel Paesi Bassi fino al 1568, quindi come missionari tra 1600 e 1680.

Talora l'aggiornamento bibliografico risulta parziale: per quanto riguarda le costituzioni prenarbonensi, per esempio, Roest mantiene le citazioni dagli articoli del p. Cenci senza aggiornarle sulla base del volume con le costituzioni del XIII secolo, apparso nel 2007. Anche la bibliografia, pure attenta e puntuale (talora decisamente datata), risulta più sensibile alla produzione in lingua inglese.

Infine una curiosità e un suggerimento. Nella storiografia in lingua inglese frate Elia da Assisi (o di Cortona) è sempre indicato come 'Elias'. Sarebbe forse opportuno ripensare questa scelta, perché Elia, che secondo la testimonianza di Salimbene da Parma nel secolo si chiamava Buonbarone, ricevette il suo nuovo nome da Francesco stesso, probabilmente perché al profeta Elia si legava una non comune capacità oratoria, per la quale frate Elia dovette distinguersi. In inglese il nome del profeta Elia è Elijah: se si usasse quest'ultima forma, si renderebbe meglio il pensiero di Francesco come pure il significato della scelta del nome di frate Elia.


Nota:

[1] Bert Roest: A History of Franciscan Education (c. 1220-1517), Leiden / Boston 2000.

Maria Pia Alberzoni