Rezension über:

Simon Strauß: Von Mommsen zu Gelzer? Die Konzeption römisch-republikanischer Gesellschaft in "Staatsrecht" und "Nobilität" (= Historia. Einzelschriften; Bd. 248), Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2017, 264 S., ISBN 978-3-515-11851-4, EUR 57,00
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Rezension von:
Luca Fezzi
Dipartimento di scienze storiche, geografiche e dell'antichità, Università degli Studi di Padova
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Luca Fezzi: Rezension von: Simon Strauß: Von Mommsen zu Gelzer? Die Konzeption römisch-republikanischer Gesellschaft in "Staatsrecht" und "Nobilität", Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2017, in: sehepunkte 18 (2018), Nr. 11 [15.11.2018], URL: https://www.sehepunkte.de
/2018/11/31217.html


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Simon Strauß: Von Mommsen zu Gelzer?

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Il volume di Strauß si occupa di un tema storiografico assai centrale e dibattuto, vale a dire il passaggio tra i due 'sistemi' che hanno segnato la lettura della politica nella Roma repubblicana: da quello elaborato da Theodor Mommsen (Römisches Staatsrecht, 1871-1888) a quella elaborato da Matthias Gelzer (Die Nobilität der Römischen Republik, 1912). Strauß ha il merito di affrontare questo complesso tema in una prospettiva per molti versi originale e attraverso un'interessante analisi dei due testi in questione. Quale l'idea di 'società romana' all'origine delle note divergenze interpretative presenti nelle due opere? Quali invece le generalmente trascurate convergenze?

Il volume si compone di 7 parti, di diversa ampiezza e peso. Una breve introduzione (11-16) evidenzia e problematizza il momento dell'entrata delle scienze sociali nello studio della storia romana, in relazione all'opera dei due studiosi. Il cap. 2 (Methodologische Vorbemerkung, 17-23), anch'esso con carattere introduttivo, presenta una rapida ma efficace riflessione metodologica sul sempre difficile e troppo spesso negletto rapporto tra teoria e studi antichistici. Il cap. 3 (Zur problemgeschichte von "Gesellschaft", 25-35) delinea anch'esso, in sintesi, le principali ricadute di un problema assai complesso, quello dei limiti e delle problematiche legate a un concetto 'moderno' applicato al mondo 'antico'. Lo fa anche attraverso riflessioni di carattere generale sulle concezioni 'politiche' e 'sociali' partorite dal pensiero greco e romano. Il cap. 4 (Charakteristika römisch-republikanischer Gesellschaft, 37-44) offre un quadro sintetico sulle principali caratteristiche della società nella Roma tardorepubblicana, con le sue complessità, anche all'interno della stessa classe dirigente, e con le sue caratteristiche piramidali, anche in rapporto al concetto di familia.

Con il cap. 5 (Auf Schatzsuche in steinigem Terrain - wieviel Gesellschaft verbirgt sich in Mommsens "Staatsrecht"?, 45-142) si entra invece nel vivo della questione, affrontando l'opera di Mommsen, dalla genesi alla ricezione. In altre parole, ci si sofferma sulla costruzione del 'sistema', sulle diverse e contemporanee esaltazioni della sua novità e sulle parimenti numerose critiche ai limiti dello stesso, in genere suscitate da un'organizzazione che spesso prescinde dal piano cronologico e, soprattutto, da una mancata attenzione per gli elementi 'sociali'. Strauß si spinge però alla ricerca - fruttuosa - delle riflessioni di Mommsen su tali elementi, prodotti da una società stratificata e, oggi diremmo, face-to-face. Strauß li fa emergere dal testo stesso, con il risultato di smorzare alcune rigidità interpretative (Gesellschaftsgeschichtliches Entwicklungs- und Schichtungsmodell, 72-105). Affronta quindi le riflessioni mommseniane sulla famiglia, sul patriziato, sulla clientela, sul rapporto patriziato-plebe, sulla successiva nobilitas, sulle implicazioni del ruolo di senatori ed equestri, dei liberti, ma anche sulle funzioni politiche e sociali del teatro, sull'uso dei principali segni di distinzione nonché sulle capacità persuasive ('soft-power') del potere senatorio. Si sofferma quindi su alcune rilevanti concezioni mommseniane: "Staat" als Reich, "Staat" als Volk, "Staat" als Magistratur (123-130).

Il cap. 6 (Am Wendepunkt? Kontinuitäten und Brüche in Gelzers "Nobilität", 143-222) si occupa in maniera altrettanto approfondita del ruolo 'di rottura' dell'opera di Gelzer, ugualmente ricostruendone genesi e ricezione, parimenti soggetta a giudizi molto diversi, in particolar modo in relazione al suo carattere innovativo. Particolarmente interessanti le riflessioni sui 'debiti' di Gelzer nei confronti di Mommsen, la sezione Gelzers "Klientelthese" - tesi notoriamente messa alla prova a partire dai contributi di Fergus Millar - e le sezioni successive, rispettivamente concentrate sui legami verticali e orizzontali vigenti nella società romana. Seguono poi riflessioni sulle influenze contemporanee e 'ambientali' sulla concezione di Gelzer, nonché quelle sui possibili influssi di pensatori quali Max Weber, Alexis de Tocqueville e Fustel de Coulanges.

Il cap. 7 (Fazit und Ausblick, 215-222) traccia un'efficace sintesi sulle riflessioni svolte. "Vielleich gerade weil Mommsen also nicht expressis verbis von 'Gesellschaft' spricht, beschreibt er das römische Gemeinwesen als eine nach politisch definierter Ehre geschichtete Bürgerschaft" (216), e ciò naturalmente in linea con il pensiero politico aristotelico o ciceroniano. E su Gelzer, Strauß osserva: "dass sich die Lesart der 'Nobilität' als epochales Schlüsselwerk erst nach dem Zweiten Weltkrieg wirklich durchsetzt" (221). E in conclusione: "Dass die Forschung Gelzers 'Gesellschaftsgeschichte' bis heute reflexhaft als Oppositionsbegriff zu 'Staatsrecht' versteht, wäre somit das Ergebnis einer Kanonbildung, die sich die Daten der Forschung nach eigenen Interessen ordnet" (222).

Dopo questa ricognizione sull'opera, che ci ha dato modo di evidenziarne caratteristiche e meriti, vorrei ribadire una mia precedente riflessione su un aspetto toccato da Strauß, ma solo cursoriamente (152; 154; 206) e del quale, anche dopo avere apprezzato il contributo dell'autore, che tende a smorzare molte 'novità' nell'opera dello storico svizzero, resto convinto. Si tratta della possibilità molto più che teorica di un'influenza - naturalmente da quantificare - su Gelzer da parte del pensiero elitista italiano. Lo storico svizzero avrebbe esplorato la contemporanea opera di Robert Michels (come bene evidenziato da Luciano Canfora, Ideologie del classicismo, Torino 1980, 221), in base a un interesse he trovò forse 'innesco' nella precedente lettura - ben comprovata da diverse citazioni nell'opera di Gelzer - del best-seller (ma allo stesso tempo opera di altissima divulgazione) di Guglielmo Ferrero (Grandezza e decadenza di Roma, Torino 1901-1907), opera a sua volta prodotta in stretto contatto intellettuale con la prima voce dell'elitismo italiano, vale a dire Gaetano Mosca (cfr. Luca Fezzi, Matthias Gelzer, Guglielmo Ferrero e Gaetano Mosca, "QS" 76, 2012, 155-164).

Luca Fezzi