Rezension über:

Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo, Accademia Tudertina (a cura di): Bartolo da Sassoferrato nel VII centenario della nascita: diritto, politica, società. Atti del L Convegno Storico Internazionale, Todi - Perugia (13-16 ottobre 2013) (= Atti dei Convegni del Centro italiano di studi sul basso medioevo - Accademia Tudertina. Nuova serie; 27), Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2014, XI + 748 S., 33 s/w-Abb., ISBN 978-88-6809-033-3, EUR 75,00
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Rezension von:
Christian Zendri
Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Trento
Redaktionelle Betreuung:
Ralf Lützelschwab
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Christian Zendri: Rezension von: Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo, Accademia Tudertina (a cura di): Bartolo da Sassoferrato nel VII centenario della nascita: diritto, politica, società. Atti del L Convegno Storico Internazionale, Todi - Perugia (13-16 ottobre 2013), Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2014, in: sehepunkte 15 (2015), Nr. 10 [15.10.2015], URL: https://www.sehepunkte.de
/2015/10/26697.html


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Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo, Accademia Tudertina (a cura di): Bartolo da Sassoferrato nel VII centenario della nascita: diritto, politica, società

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Il volume degli Atti del centenario della nascita di Bartolo da Sassoferrato mostra il tentativo di indagare il problema "Bartolo" in tutta la sua molteplice complessità. La biografia bartoliana è tracciata da Paola Monacchia, con attenzione anche alla famiglia e alla discendenza, e ai nessi che legano questa storia familiare a quella della biblioteca di Bartolo. Dalla biblioteca muove Vincenzo Colli per tentare una sintesi di quanto sappiamo oggi sui manoscritti bartoliani, e sulle innovazioni apportate da Bartolo stesso, ad esempio, al consilium, come anche sui progetti editoriali (i trattati) di Bartolo. Si pone così in evidenza anche il ruolo svolto dal Diplovatazio, e gli effetti dell'opera di costui sulla formazione del corpus bartoliano, e sulla conservazione e dispersione dei manoscritti autografi. In questo senso, fondamentale appare il contributo di Annalisa Belloni, dedicato all'attività di Bartolo come studente e maestro, e alla formazione dei suoi commentari, nati nella forma delle additiones, e con ogni probabilità mai posti in circolazione come recollectae di lezioni. Si suggerisce così «quasi sottovoce» (575) che Bartolo sia stato il primo o fra i primi a pensare ad una sistemazione separata delle additiones, nate dalle lezioni, in commentari.

Susanne Lepsius affronta quindi il problema della formazione dei commentari al Digestum Novum, mostrandone l'evoluzione, e sottolineando il mutamento nello stile e negli interessi di Bartolo, da quello più fresco delle opere risalenti ai primi anni a quello più consolidato ma più attento, ad esempio, al diritto canonico, della maturità. Sulla tradizione delle opere bartoliane verte l'indagine di Paolo Mari, posta sotto il titolo incongruo (spiegato in una nota conclusiva forse un po' polemica) Aspetti della vita quotidiana nell'opera di Bartolo. Oltre a giungere a conclusioni assai diverse da quelle della Belloni («tali letture [di Bartolo] sembrano per lo più recollectae»; 684), Mari suggerisce una postdatazione della morte di Bartolo al 1358, e quindi una precisazione della data di nascita al periodo intercorso tra il 10 novembre 1313 e il 9 luglio 1314 (680-681).

Sui consilia, oltre a considerazioni generali offerte da Mario Ascheri, si segnala lo studio di Julius Kirshner, che pone importanti problemi relativi non solo alle magistrature cittadine, e alla nascita del diritto pubblico, ma anche all'autenticità dei consilia e alla biografia di Bartolo, anche con riferimento alla data della morte. Osvaldo Cavallar, inoltre, mostra le relazioni tra dottrina giuridica e redazioni statutarie, e introduce il problema dei rapporti di Bartolo con il diritto canonico e i canonisti, questione che ha attirato l'attenzione di molti degli studiosi intervenuti al convegno. Sull'importanza che la Scrittura e il pensiero teologico ebbero per Bartolo insiste Diego Quaglioni, con il taglio critico-filologico da lui a suo tempo inaugurato, e soprattutto in relazione alle tesi proposte da Harold J. Berman. Quest'atmosfera "spirituale" traspare anche dal Liber minoricarum decisionum, di cui Andrea Bartocci mostra le connessioni con la dottrina civilistica e canonistica, come anche il ruolo dei Francescani nella società del Trecento, e la funzione, di messa in circolazione del denaro raccolto per scopi pii, da loro svolta. Ricorda pure la tendenziale identificazione dei Minori con i poveri, secondo un tratto costante, possiamo aggiungere, della storia della Chiesa, come dimostrato da Peter Brown.

Ferdinando Treggiari si misura col problema della condizione giuridica degli ebrei nella dottrina di Bartolo, nella prospettiva (forse non del tutto calzante) di una verifica degli atteggiamenti "tolleranti" attribuiti alla dottrina civilistica. Orazio Condorelli affronta poi, con equilibrio, il problema dell'atteggiamento di Bartolo verso il diritto canonico. Bartolo non solo è tra i primi civilisti molto sensibili al diritto canonico, ma, con realismo, cerca la via per una ricostituzione, su basi rinnovate, dell'antico equilibrio fra spirituale e secolare.

Chi scrive non può fare a meno di cogliere proprio questa ricerca alla radice di altre novità bartoliane. Così lo spostamento dell'attenzione, nella locatio operarum, dalla consegna della persona del lavoratore in mano al conduttore-datore di lavoro alla consegna, invece, solo del suo lavoro, che Victor Crescenzi sottolinea, trova, credo, la sua ragion d'essere proprio nella suddetta distinzione, che garantisce la libertà almeno interiore dell'essere umano (senza entrare nel merito dall'idea di un diritto del lavoro ante litteram nel pensiero di Bartolo). E allo stesso modo il pensiero politico di Bartolo non si può comprendere senza passare da questa via, che spiega anche l'apparente nostalgia di Bartolo per l'antico ruolo dell'Impero. Senza ricorrere a questa continuamente rinnovata ricerca di equilibrio fra le due dimensioni in cui si articola l'umanità, non restano che le perplessità manifestate (peraltro, mi pare, senza vera ragione) da Berardo Pio. E se, nel suo saggio, Andrea Zorzi coglie bene le difficoltà politiche e istituzionali dell'Italia trecentesca, gliene sfugge tuttavia, credo, l'elemento unificatore, come anche le ragioni dell'azione di coloro cercarono di porvi rimedio, da Dante a Bartolo: la ricostruzione di un ordine politico e giuridico, radicato nel dualismo tra spirituale e temporale e declinato in modo sempre nuovo. Ciò spiega, oltre alle vicende politiche, il carattere apparentemente morale o moralistico delle riflessioni tomiste e bartoliane sulla tirannide: la parte più sostanziale del diritto non è tecnicamente normativa, ma spirituale-assiologica. Questa attitudine di Bartolo, che è pratica e politica perché si alimenta della relazione tra spirituale e secolare, ed è giuridicamente obbligatoria perché eticamente radicata, spiega anche la sua azione politica e giudiziaria, non tanto, come scrive Maria Grazia Nico, per giungere a un compromesso (in questo caso il linguaggio delle fonti trae in inganno) ma come arbitro, cioè come giudice. E spiega la presenza di Bartolo, seppure in una posizione non preminente, nell'ambasceria perugina a Carlo IV, studiata da Attilio Bartoli Langeli e Maria Alessandra Panzanelli Fratoni.

Infine, il volume si interroga sulla "fortuna" di Bartolo, e se Adolfo Giuliani chiarisce l'origine ottocentesca della nozione di "bartolismo", Gero Dolezalek dimostra non solo il successo di Bartolo in Scozia, ma le vicende che portarono ad accogliere in quella regione il ius commune. Infine Francesco Federico Mancini affronta il problema dell'iconografia bartoliana, seppure con alcune difficoltà interpretative: non ostante tutto non è chiaro, mi pare, perché l'immagine della donna con una spada e quella della donna con un serpente siano interpretate come allegorie ora della Ragione e della Logica, e ora della Giustizia e della Prudenza.

Se questo volume ha cercato, come auspicato da Severino Caprioli, di ripercorrere integralmente la sorte di Bartolo e del suo pensiero quale tentativo di dare una veste giuridica al suo tempo, allora un giudizio sintetico deve tener conto proprio della varietà di prospettive che questo sforzo comportava. Se alcuni dei contributi si palesano tra loro discordi, e se talora alcune interpretazioni paiono forse discutibili, tuttavia il libro ha certamente il merito non di offrire soluzioni ai problemi che da Bartolo e intorno a Bartolo nascono, ma di presentarci sotto una luce nuova i problemi stessi. Come scrisse Werner Jaeger, ciò che conta sono i problemi, e il meglio che possiamo fare è trasmetterli alle generazioni future.

Christian Zendri