Rezension über:

Georg Wöhrle (Hg.): Alkmaion von Kroton, Hippon von Metapont und Menestor von Sybaris (= Traditio Praesocratica; Bd. 4), Berlin: de Gruyter 2022, VIII + 525 S., ISBN 978-3-11-070002-2, EUR 154,95
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Rezension von:
Tiziano Dorandi
Centre Jean Pépin, Villejuif / Centre National de la Recherche Scientifique / École normale Supérieure, Paris
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Tiziano Dorandi: Rezension von: Georg Wöhrle (Hg.): Alkmaion von Kroton, Hippon von Metapont und Menestor von Sybaris, Berlin: de Gruyter 2022, in: sehepunkte 22 (2022), Nr. 9 [15.09.2022], URL: https://www.sehepunkte.de
/2022/09/37046.html


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Georg Wöhrle (Hg.): Alkmaion von Kroton, Hippon von Metapont und Menestor von Sybaris

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La serie 'Traditio Praesocratica' si arricchisce di un quarto volume riservato a tre filosofi della scuola pitagorica fiorente nella Magna Grecia: Alcmeone di Crotone, Ippaso di Metaponto e il meno noto Menestore di Sibari. Del solo Alcmeone, Diogene Laerzio aveva tracciato un brevissimo schizzo bibliografico nel libro VIII delle Vite dei filosofi (§ 83) dove leggiamo anche la citazione dei primi righi del suo trattato perduto (B 1 D.-K.).

La nuova raccolta curata da G. Wöhrle in collaborazione con Th. Tsiampokalos e A. Lammer (costui per la tradizione araba) integra e completa i testi già riuniti da Diels-Kranz e da Laks-Most (qui senza Menestore) in due edizioni ispirate da principi editoriali ben diversi. A queste si affianca ora anche quella del solo Alcmeone preparata da M. Année (Paris 2019).

Per Alcmeone, sono riuniti e tradotti in tedesco 123 testi (in greco, latino e arabo) cronologicamente delimitati da una testimonianza di Isocrate (436-338 a.C.) e da una del Violarium della falsa Eudocia, in realtà compilato da Costantino Paleocappa (XVI sec.). Per Ippaso i testi sono 96 (anch'essi in greco, latino e arabo). Questi coprono una estensione temporale che va dalla testimonianza (dubbia e per questo collocata a parte da Laks-Most, V 2, 794-801) del poeta comico del V sec. a.C. Cratino (test. 1, 65 e 67) fino al tardo bizantino Giovanni Argiropulo (XIV-XV sec.). Per Menestore i testi sono soltanto otto e tutti in greco. Egli è annoverato fra i pitagorici da Giamblico e è noto solo per le sue ricerche incentrate a quanto pare su questioni di botanica come risulta dai luoghi di Teofrasto dove è ricordato.

Il volume si compone di tre sezioni precedute da una Premessa (V) e dall'indice sommario (VII). Dopo una breve introduzione (1-9), viene l'edizione dei testi (13-360) nella quale sono distinte ulteriori sezioni relative ognuna ai tre autori presi in considerazione. La traduzione tedesca è introdotta da sommarie osservazioni sull'autore/fonte e sul contesto in cui le singole testimonianze si inseriscono indicando anche in una apposita rubrica alla fine della traduzione i Similien cioè i temi relativi al contenuto discusso. Un apparato di note complementari, esegetiche e bibliografiche completa e rende ancora più fruibile la raccolta.

Quasi un terzo del volume è occupato da un Anhang (361-525), che si declina in numerosi capitoli che costituicono uno strumento indispensabile per il lettore: abbreviazioni; edizioni degli autori greci e latini, degli autori arabi; indice delle traduzioni dei testi antiche citate; un copioso repertorio della letteratura secondaria sugli autori greci e latini (379-401) distinta da quella degli autori arabi. Viene poi una lista delle testimonianze raccolte nel volume disposta, a sua volta, in tre sezioni relative a Alcmeone, Ippone e Menestore seguendo qui la successione cronologica degli autori/fonti. Questa è accompagnata da una ulteriore lista nella quale invece gli autori/fonti sono citati in ordine alfabetico. Si trovano poi le concordanze con le raccolte di Diels-Kranz e di Laks-Most, per Alcmeone e Ippaso, e con quella dei soli Diels-Kranz per Menestore. Infine l'apparato dei luoghi simili con gli Stichwörter in tedesco. Il volume è completato da un indice delle persone e dei luoghi geografici; da un indice analitico trilingue: greco, latino e arabo (i termini arabi sono accompagnati dalla traduzione in tedesco); da una lista dei papiri e dei manoscritti che conservano testimonianze relative a Alcmeone e Ippone. Non ce ne sono per Menestore.

A conclusione del volume sono registrati un paio di Addenda ai primi tre volumi dei 'Testimonia Praesocratica' (327-331): una nuova testimonianza bizantina su Talete (502a); piccole correzioni a Anassimene e Anassimandro e due ritocchi al volume su Senofane.

Nell'introduzione, Wöhrle (1-3) richiama i principi seguiti nella preparazione della raccolta che sono gli stessi di quelli dei precedenti volumi della serie. Particolare attenzione è pertanto riservata al fatto che quei testi sono raccolti e ordinati prendendo come falsariga la cronologia degli autori/fonti che li tramandano.

Più ricca e più interessante è la sezione dell'introduzione scritta da A. Lammer relativa ai problemi dei testi trasmessi in traduzione araba (3-9). Particolare attenzione è qui rivolta dall'autore alla trascrizione del nome di Alcmeone e Ippone nelle fonti arabe e sulle difficoltà a determinare, caso per caso, se gli autori arabi si riferissero realmente all'uno o l'altro di quei due filosofi greci. Né sono trascurati i casi di vera o presunta confusione con il poeta Almane, questi comuni anche alla tradizione greca e latina. Non è possibile entrare nei dettagli della complessa questione che sono opportunamente analizzati da Lammer mettendo in guardia, là dove necessario, il lettore sulle incertezze presenti, sulle soluzioni proposte e sulle difficoltà che talora continuano a sussistere.

Il grosso del libro consiste nella raccolta dei testi dei tre pensatori accompagnati da una versione tedesca e da note che spesso ripropongono talora diluiti e senza una apparente coerenza dati che si leggono negli apparati critici delle edizioni di riferimento. Un solo sempio può essere sufficiente per chiarire il modus operandi: le note a 'Alk. 42' (70-73), dove vengo riferiti alcuni dettagli sulle lezioni dei manoscritti di Diogene Laerzio non sempre quelle più importanti né le più significative. A proposito di questa testimonianza appare altresì strano che essa si apra con la segnalazione di una lacuna della cui esistenza personalmente non vedo affatto la necessità e che sembra essere stata postulata per un fraintendimento di una stringa dell'apparato della mia edizione.

Nelle presentazioni dei precedenti volumi della serie 'Traditio Praesocratica' che ho pubblicato in questa in questa medesima rivista (9, 2009, Nr. 11; 15, 2015, Nr. 12 e 19, 2019, Nr. 1), avevo già a più riprese espresso dubbi sui rischi che comporta la sistemazione dei testi dei filosofi seguendo l'ordine cronologico delle fonti soprattutto senza una concreta e meditata riflessione sulle relazioni 'stemmatiche' fra le fonti e in particolare quelle bizantine e del Medioevo latino. A partire dal terzo volume, una presa di coscienza di questi e di altri problemi ha cominciato a manifestarsi, ma resta ancora embrionale. Nelle medesime presentazioni avevo qua e là segnalato anche alcuni Corrigenda relativi alla scelta delle edizioni di riferimento (non sempre le più affidabili) e suggerito sporadici Addenda non solo bibliografici. Lo stesso avrei potuto fare per il quarto volume. Sennonché, a quanto pare, simili bazzecole non interessano gli editori della Serie. Di conseguenza, questa volta ho deciso di evitare di perdere tempo nel trascrivere i miei marginalia, che sarebbero comunque rimasti di nuovo lettera morta.

A parte questo, non posso che concludere le mie pagine se non con il rinnovare agli Editori della 'Traditio Praesocratica' una sincera gratitudine i miei complimenti per la continuazione del loro importante progetto.

Tiziano Dorandi