Rezension über:

Gaia Sofia Saiani: Una compilazione francescana della Provincia di Sant'Antonio. Testi, contesto e storia del manoscritto Oxoniense detto Little (= Collana della Società internazionale di Studi francescani; 1), Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2024, X + 216 S., ISBN 978-88-6809-423-2, EUR 32,00
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Rezension von:
Andrea Mancini
University of Leeds
Redaktionelle Betreuung:
Ralf Lützelschwab
Empfohlene Zitierweise:
Andrea Mancini: Rezension von: Gaia Sofia Saiani: Una compilazione francescana della Provincia di Sant'Antonio. Testi, contesto e storia del manoscritto Oxoniense detto Little, Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2024, in: sehepunkte 25 (2025), Nr. 10 [15.10.2025], URL: https://www.sehepunkte.de
/2025/10/40045.html


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Gaia Sofia Saiani: Una compilazione francescana della Provincia di Sant'Antonio

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Gaia Sofia Saiani propone un nuovo studio, sotto il profilo paleografico e filologico, del manoscritto Little (Oxford, Bodleian Library, MS. Lat. Theol. D 23), così denominato dal nome del suo ultimo possessore, Andrew G. Little, che per primo ne valorizzò il contenuto per poi lasciarlo in eredità alla Bodleian Library di Oxford. Grazie alla riscoperta di questo codice all'inizio del Novecento e al lavoro pioneristico di analisi condotto da Little, i testi in esso contenuti alimentarono il già acceso dibattito sulla questione francescana, ovvero la ricerca delle fonti più antiche su Francesco d'Assisi e gli esordi della sua comunità religiosa, sopravvissute alla distruzione dei vari materiali agiografici circolanti nell'Ordine, comandata dal capitolo di Parigi del 1266 per far spazio ad un'unica biografia ufficiale, nelle forme trasmesse dalla Legenda maior e dalla Legenda minor di Bonaventura da Bagnoregio, allora ministro generale.

Come Saiani spiega nell'"Introduzione", il codice Little fa parte di un genere particulare di raccolta di testi di e su Francesco noto con il nome di Franziskusbuch, ma più spesso denominato compilatio. I testi in esso raccolti sono di vario genere: testi normativi come la Regula non bullata e la Regula bullata, e ad essi relativi, come le principali declarationes papali e aclune expositiones - ovvero commenti - autorevoli; raccolte agiografiche quali gli Actus beati Francisci, lo Speculum perfectionis e la Compilatio Assisiensis - per citarne i più noti - insieme ad altro materiale eterogeneo. Ciascun testo appartiene ad una tradizione testuale autonoma e alcuni di essi, in particolare i testi agiografici, trasmetterebbero parte del materiale inviato da Leone, Rufino, e Angelo a Crescenzio da Iesi nel 1246.

La peculiare fisionomia di queste miscellanee di testi, i cui criteri selettivi di assemblaggio rimangono di difficile interpretazione, spiega Saiani, obbliga a trattare ciascun esemplare, come appunto il Little, come un codex unicus. I metodi della filologia, sostenuti da una rigorosa analisi paleografica e codicologica - come viene sottolineato a più riprese - rappresentano l'unica strata da percorrere per costruire delle fondamenta solide su cui basare ogni possibile approccio critico.

La proposta metodologica di Saiani si sviluppa in tre capitoli. Nel primo, "Il così detto manoscritto Little", la studiosa presenta una descrizione analitica del codice secondo gli standard descrittivi dei più autorevoli studi in materia. Il principale contributo della Saiani, a mio parere, risiede proprio nella minuzia dei dettagli forniti in questa descrizione, dove la studiosa rileva particolari inediti e corregge precedenti imprecisioni e inaccuratezze. Alla descrizione segue una rappresentazione diagrammatica della fascicolazione del codice (16-22), che comprende l'indicazione dettagliata dei testi contenuti in ciascun foglio, ed alcune tavole illustrative ad esemplificazione dei dettagli descritti a proposito della scrittura, mise en page e decorazione. A seguire, vengono analizzate e commentate le sezioni principali di cui si compone il codice. Pur mantenendo in parte i numeri progressivi dei singoli testi utilizzati da Little, Saiani distingue in totale sei sezioni, suddividendo in due unità l'ultima delle cinque proposte da Little, sulla base della corenza tematica e codicologica dell'ultima (57).

Il secondo capitolo, "Le due serie degli Actus beati Francisci", affronta un aspetto singolare del codice: la presenza della stessa opera, gli Actus beati Francisci et sociorum eius, in due sezioni distinte (2 e 4). È questo un caso unico nella tradizione manoscritta di questo testo, che conta oggi 32 testimoni del XV secolo. Gli Actus, raccolta di episodi edificanti dallo stile semplice ma animato da intensa spiritualità, sono generalmente attribuiti all'area marchigiana. La prima edizione critica fu curata da Paul Sabatier nel 1902, seguita da quella di Jacques Cambell, poi confluita nei Fontes franciscani (ed. Menestò et al., Assisi 1995). Tuttavia, Cambell aveva inizialmente considerato importante solo la prima serie, svalutando la seconda a testimone deteriore, ma infine nella recensio aveva marginalizzato entrambi i testimoni offerti dal codice Little. Su questo punto, la studiosa presenta un altro nodo centrale del suo lavoro: la necessità di riconsiderare le due versioni degli Actus trasmesse da questo codice (71-72). Come aveva già suggerito Giorgio Petrocchi, le due serie degli Actus offrono infatti due redazioni diverse dello stesso testo. Pertanto, sostiene Saiani, esse andranno prese entrambe in considerazione nel momento in cui si andrà a stabilire uno stemma codicum per una nuova edizione del testo. In vista di questi fini, la studiosa propone provvisoriamente una trascrizione sinottica dei brani presenti in duplice copia nelle due serie (78-138).

Nel terzo capitolo, "La Compilazione della provincia di Sant'Antonio", Saiani si occupa di contestualizzare il codice Little nel quadro della produzione libraria dei Minori tra Duecento e Quattrocento. Esso è infatti espressione di ciò che Giovanni Grado Merlo ha definito "francescanesimo compilativo". Nel Trecento si sviluppa una cultura libraria in cui testi autorevoli vengono accompagnati, integrati e contaminati da materiale antico e nuovo - una pratica che diventerà sempre più comune nella cultura minoritica quattrocentesca, specialmente negli ambiti della riforma osservante che si affaccia negli anni di formazione della compilazione Little, 1406-1412. Le motivazioni che portarono alla formazione di questo codice, suggerisce l'autrice, vanno dunque ricercate nella temperie culturale tra fine Trecento e primi del Quattrocento, in ambienti e tendenze che portarono allo sviluppo delle osservanze francescane.

Un legame con l'Osservanza sembra infatti suggerito dalla storia del codice: il committente, Lorenzo da Rieti, ministro della Provincia di Sant'Antonio, potrebbe essere associato ad un "Laurentius Iovenecti de Reate" attestato come inquisitore nella Provincia Romana nel 1430 a fianco di Giovanni da Capestrano, uno dei principali leader dell'Osservanza italiana. Mentre alcuni studiosi - François Delmas-Goyon, Antonio Montefusco e Sylvain Piron - identificano i due Lorenzo, Saiani si mostra più cauta nell'esprimersi perentoriamente in mancanza di una base più solida. Le note lasciate nei margini, con scritture posteriori, dai fruitori del testo attestano comunque la presenza del manoscritto a Rieti tra XV e XVII secolo (164), per poi sparire e riapparire nella collezione di Sir Thomas Phillips e da lì a Little. Saiani sostiene in definitiva l'ipotesi che Lorenzo da Rieti sia da identificare non solo con il committente ma anche con il compilatore (165-166) che ha operato la selezione dei testi, descritta come "l'esito di un'operazione archivistica di raccolta di pezzi di grande valore ideologico" (166), in definitiva un'operazione "di recupero, di preservazione e prolungamento della memoria costituita da quella congerie testuale" (167).

L'autrice presenta infine l'edizione delle pericopi singolari presenti nel codice, e non riconducibili ad un testo specifico ("Appendice 1"), e il dossier di testi di natura teologica, ad uso del ministro Lorenzo, copiati negli ultimi fascicoli della compilazione ("Appendice 2"). Il volume è corredato da una bibliografia delle opere citate, un indice dei nomi e dei luoghi, e un indice dei manoscritti. Il volume della Saiani rappresenta senza dubbio un passo in avanti nella rivalutazione del codice Little e costituisce un esempio di rigore metodologico nel trattamento dei testi che lo compongono.

Andrea Mancini