Katharina Wojciech: Wie die Athener ihre Vergangenheit verhandelten. Rede und Erinnerung im 5. und 4. Jahrhundert v. Chr. (= KLIO. Beiträge zur Alten Geschichte. Beihefte. Neue Folge; Bd. 35), Berlin: De Gruyter 2022, XI + 354 S., ISBN 978-3-11-075480-3, EUR 99,95
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Il volume, che rielabora la tesi di abilitazione dell'Autrice (l'A.), indaga il rapporto tra retorica, politica e memoria civica ad Atene durante l'età classica. Esso analizza gli usi del passato nell'oratoria politica ateniese di V e IV secolo, secondo una duplice direzione. Da un lato, si interroga sulle possibilità creative degli oratori in rapporto alla memoria collettiva civica; dall'altro, esplora i nodi e le modalità di strutturazione della stessa come emergono dalle testimonianze superstiti (le orazioni concentrate tra il 404-380 e il 357-323). Il presupposto di fondo, elaborato alla luce di molta letteratura recente sul tema del rapporto tra memoria e storia e descritto nell'Introduzione, è che i riferimenti al passato nelle orazioni vengono selettivamente adattati alle esigenze del tempo presente e di singoli oratori, in un contesto competitivo di costante negoziazione peculiare alla cultura memoriale ateniese, animata da molteplici mezzi e forme di espressione e trasmissione della memoria storica (storiografia, poesia, riti, feste, monumenti). "Alle diese Erinnerungsträger konkurrierten und interagierten miteinander, sie beeinflussten und ergänzten sich kontinuierlich gegenseitig in synchroner und diachroner Perspektive" (1). Il volume si propone dunque di rivisitare l'annosa questione se e in che misura gli oratori dipendessero nella loro rappresentazione degli eventi da una conoscenza storica comune: in altri termini, se i contenuti da loro trasmessi potessero riflettere una più ampia prospettiva civica, o se ci fosse spazio di manovra per l'espressione di idee e punti di vista propri, anche attraverso l'appropriazione o trasformazione di opinioni contrarie che circolavano tra il pubblico (e che potevano essere a loro volta fatte proprie, talvolta strumentalmente, dagli avversari). L'A. sottolinea insistentemente come "das Ziel einer Rede war die Überzeugung" (2), e che proprio al fine della persuasione l'oratore doveva ricorrere ad un 'linguaggio indirizzato' (habermasianamente una 'adressierte Sprache') e tenere in considerazione le aspettative del pubblico; il rapporto oratore-uditorio si definiva in una reazione pressoché immediata di approvazione o meno: "Bei Gerichtsreden und Demegorien reagierte das Publikum unmittelbar auf das Gesagte mit Zustimmung oder Ablehnung" (9).
All'Introduzione seguono cinque capitoli (2-6), ciascuno dedicato a una componente del rapporto dell'oratoria ateniese con la memoria. Oggetto di scrutinio sono i discorsi pronunciati in assemblea e nei tribunali in occasione dei processi pubblici (appunto le tipologie di retorica che Josiah Ober definisce 'politica') e attribuiti ad Antifonte, Andocide, Lisia, Iseo, Isocrate, Demostene, Eschine, Licurgo, Iperide e Dinarco. Il capitolo 2 (Beispielhafte Geschichte: Die Funktionen der Vergangenheit) costituisce il punto di partenza dello studio, in cui si introduce il concetto di 'storia esemplare' e si esplorano le modalità di elaborazione del passato e le sue funzioni all'interno dell'oratoria: in questa prospettiva, originale risulta l'interesse dell'A. non soltanto per gli eventi positivi del passato, modelli virtuosi per il presente, ma anche per quelli negativi del passato recente, da intendersi come monito per il presente. Altri quattro capitoli si occupano del trattamento concreto della storia all'interno delle orazioni pervenuteci. Il capitolo 3 (Zwischen Erinnerung und Vergessen: Selektive Betrachtungen der athenischen Geschichte), attingendo a un impianto metodologico ispirato alla teoria della memoria di Paul Ricoeur, si concentra sulla rielaborazione memoriale di alcuni aspetti negativi, fallimentari o catastrofici, della storia ateniese di V secolo. Il capitolo 4 (Zwischen aletheia und pseudos: (Re-)Konstruktion und Interpretation der gemeinsamen Vergangenheit) si focalizza sul rapporto tra oratori e ascoltatori in relazione alla cd. common knowledge della storia cittadina da parte della comunità civica e agli "Spielräume" a disposizione degli oratori. L'A. raggiunge l'importante conclusione per cui la conoscenza del passato fosse molto più variegata e differenziata di quanto normalmente si ritenga: non è possibile individuare una 'tradizione ufficiale' della polis, bensì un bacino di racconti oggetto di continua negoziazione. Il capitolo 5 (Polis und Individuum: Modelle bürgerlichen Verhaltens) discute del ruolo delle personalità di rilievo, in particolare degli strateghi, nei discorsi politici. L'ultimo capitolo (Gegenwart wird Geschichte: Die Niederlage bei Chaironeia und der Kampf um die Erinnerung) si concentra infine sul carattere prospettico della memoria, esplorando la costruzione del passato nel contesto sociopolitico successivo a Cheronea.
L'uso del passato nell'oratoria attica è tema ampiamente frequentato, a partire da Pearson e Nouhaud, passando più di recente per Westwood e Barbato, fino al recentissimo volume collettaneo curato da Kapellos (assente in una bibliografia altrimenti più che ricca e aggiornata). [1] Ciononostante, l'A. riesce a inquadrare il tema a partire da una prospettiva originale, beneficiando di teorie e metodologie diverse, incentrate sui concetti di memoria collettiva e memoria sociale, non ancora del tutto comuni nello studio dell'uso retorico del passato (con l'eccezione di Steinbock e Kostopoulos - noti all'A. ma dedicati a casi specifici). [2] Particolarmente fecondo appare nell'analisi dell'A. il riferimento ai concetti di 'kulturelle Gedächtnis', introdotto da Jan e Aleida Assmann, e di 'intentionale Geschichte', introdotto da Hans-Joachim Gehrke. Interessante risulta poi la proposta di lettura di alcuni aspetti o momenti fondamentali nella storia (e nella memoria storica) attraverso la chiave delle tre forme di abuso della memoria introdotte da Ricoeur: la 'memoria obbligata' (attraverso cui si può leggere l'amnistia del 403 a.C.), la 'memoria manipolata' (a cui corrisponde l'egemonia ateniese a capo della Lega delio-attica nella parte centrale del V secolo) e la 'memoria-schermo' (attraverso cui si possono ripensare i miti di fondazione civica, a partire da quello dell'autoctonia ateniese).
Notevole è inoltre la valorizzazione della componente agonale della retorica ateniese in rapporto alle diverse versioni del passato in circolazione: non si trattava solo di 'falsificare' il passato - o di utilizzare versioni storiche 'falsificate' - a legittimazione di fini presenti, come secondo l'ottica invalsa, ma di accedere e attingere al panorama multiforme, persino ambiguo all'occhio moderno, di racconti storici tra loro diversi, ma creduti come veri dalla comunità civica ateniese. Oltre alla cruciale mediazione tra oratore e ascoltatore e alla competizione tra oratori nell'agone politico, nel volume vengono infatti esplorate diverse modalità di negoziazione della memoria storica all'interno del contesto politico. Ciascuna di queste modalità, si sostiene, fu determinante nel plasmare il carattere della presentazione del passato: indagarle aiuta a ricostruire i complessi processi di elaborazione memoriale nella retorica politica ateniese, e permette di prendere le distanze dall'approccio tradizionale per cui i discorsi andrebbero passati al setaccio e ripuliti da presunti errori nella presentazione di argomenti storici. A tal fine, il volume prende in considerazione questioni di carattere generale come la pulsione al ricordo (e all'oblio), la verità e la falsificazione, conoscenza storica comune e creatività individuale.
Infine, commendevole appare l'analisi della trattazione retorica della sconfitta di Cheronea, con cui 'il presente diventa storia', oggetto di memorie e rappresentazioni diverse (come si evince dal logos epitaphios di Demostene, dalle orazioni pronunciate nel corso di tre processi nel 334 [Contro Dionda] e 330 [Contro Ctesifonte e Sulla corona], e dai dibattiti nel corso del cd. affare di Harpalos del 324/3), finalizzate non solo a leggere il passato recente, ma anche a suggerire prospettive di comportamento future.
Sebbene l'organizzazione della materia (a tratti cronologica, a tratti tematica e a tratti concettuale) non sia sempre immediata, e la parcellizzazione in molti sottoparagrafi improntati a criteri diversi non sempre svolga efficacemente la funzione di guida alla lettura, il libro è ben strutturato e ben argomentato. L'A. mostra non solo di padroneggiare la letteratura recente sulle modalità e le forme di costruzione della memoria storica nel mondo greco, ma anche di saperla impiegare efficacemente nell'analisi storica, arrivando a introdurre coerentemente un approccio interpretativo di tipo memoriale (e non retorico, come quello invalso) nello studio dei riferimenti storici nell'oratoria politica ateniese. Il volume si presenta come originale sia nell'impostazione generale, sia nella trattazione dei singoli aspetti, mostrando bene come la consapevolezza del carattere multi-forme e multi-mediale della memoria storica cittadina permetta di superare il binomio tradizionale di vero-falso nell'analisi del discorso pubblico ateniese e di comprenderlo invece nella sua natura di medium di negoziazione tra oratori e comunità civica, e tra passato e presente.
Annotazioni:
[1] Lionel Pearson: "Historical Allusions in the Attic Orators", CPh 36 (1941), 209-229; Michel Nouhaud: L'utilisation de l'histoire par les orateurs attiques, Paris 1982; Guy Westwood: The Rhetoric of the Past in Demosthenes and Aeschines. Oratory, History, and Politics in Classical Athens, Oxford 2020; Matteo Barbato: The Ideology of Democratic Athens. Institutions, Orators, and the Mythical Past, Edinburgh 2020; Aggelos Kapellos (ed.): The Orators and their Treatment of the Recent Past, Berlin / Boston 2022.
[2] Bernd Steinbock: Social Memory in Athenian Public Discourse. Uses and Meanings of the Past, Ann Arbor 2013; Katharina Kostopoulos: Die Vergangenheit vor Augen. Erinnerungsräume bei den attischen Rednern, Stuttgart 2019.
Giorgia Proietti / Marco Ferrario