Emanuel Zingg: Die Schöpfung der pseudohistorischen westpeloponnesischen Frühgeschichte. Ein Rekonstruktionsversuch (= Vestigia. Beiträge zur Alten Geschichte; Bd. 70), München: C.H.Beck 2016, XII + 340 S., 4 Kt., ISBN 978-3-406-69998-6, EUR 59,90
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La preistoria leggendaria delle comunità del Peloponneso occidentale è ormai da un ventennio al centro di un dibattito scientifico che non accenna ad esaurirsi e che ha prodotto nel tempo un altissimo numero di interventi. Fra i più recenti si segnala il volume di Emanuel Zingg, scaturito dalle ricerche collaterali alla sua dissertazione sull'Archidamo di Isocrate (i). Alla premessa e alla nota preliminare (i-ii), segue un'ampia introduzione articolata in quattro sezioni ove viene chiarito l'oggetto della ricerca (1-3), presentato lo status quaestionis bibliografico (4-6), indagato il rapporto fra mito e storia (6-15, in due sotto-sezioni) e delineati obiettivi e metodologie d'indagine (15-24). Qui come in altri lavori di argomento analogo, la data epocale del 369 a.C. è opportunamente assunta a scandire l'elaborazione più antica delle tradizioni del Peloponneso occidentale dai rimaneggiamenti più recenti, condizionati dalla temperie politica del secondo quarto del IV secolo a.C. Centrale nell'economia del volume è la scelta di classificare le fonti antiche in quattro diverse fasi di elaborazione della pseudo-storia regionale (o Initiativen), tutte nate - secondo Zingg - negli anni Sessanta del IV secolo a.C. La costellazione di alleanze fra singole entità etnico-politiche, in particolare, rappresenta il criterio tassonomico prescelto nell'individuazione di ogni singola Initiative e, in ultima analisi, il presupposto basilare su cui informare l'analisi delle fonti letterarie disponibili.
All'esame di ciascuna delle quattro fasi individuate, tutte ispirate da opposti atteggiamenti propagandistici (filo-spartani vs. filo-messenici), Zingg premette una ricognizione sulle tradizioni del Peloponneso occidentale elaborate anteriormente al 369 (24-66). Questo secondo capitolo, articolato in tre sezioni, è essenzialmente incentrato sulle tradizioni eraclidi della Messenia e, segnatamente, sull'episodio della tripartizione del Peloponneso fra gli Eraclidi (26-60), nonché sulla ricostruzione della trama del Cresfonte di Euripide (60-65). Zingg sviluppa compiutamente la sua tesi nei tre capitoli successivi che costituiscono il vero nucleo della ricerca (67-276).
La fase più antica dei rimaneggiamenti posteriori al 369 è argomento centrale del terzo capitolo (Die erste Initiative: 67-127). Le prime tre sezioni sono dedicate rispettivamente alle testimonianze di Tirteo (67-99), di Platone (99-100) e di Isocrate (100-110), mentre una quarta affronta il problema delle responsabilità del conflitto fra Spartani e Messeni nelle fonti antiche (Die Frage der Kriegsschuld: 110-123) e anticipa un paragrafo di sintesi del capitolo (Fazit: 123-127). Un significativo polo d'interesse è qui rappresentato dalla periodizzazione antica e moderna dello scontro fra Spartani e Messeni (singoli conflitti intervallati da tregue vs. unico conflitto di lunga durata), i cui termini sono indagati e messi in discussione in stretta relazione con la testimonianza e la (pseudo-)biografia di Tirteo.
L'inclinazione filo-spartana ammessa per questo primo gruppo di testimonianze fa da contraltare all'orientamento più smaccatamente pro-messenico della seconda Initiative, esaminata nel quarto capitolo del volume (Die zweite Initiative: 128-235). Zingg riconosce in Pausania e nelle sue fonti (Mirone e Riano) i principali terminali letterari di una linea di tradizione che rappresentava le guerre messeniche come guerre di coalizione. Proprio attorno al riconoscimento delle singole componenti di ciascuna coalizione è strutturato il capitolo che, dopo due brevi sezioni d'introduzione storico-letteraria e storiografica (Die Quellen der messenischen Frühgeschichte in Pausanias' viertem Buch, 128-131; Die zweite Initiative und das Narrativ der Koalitionskriege: 132-135), presenta una rassegna di alleati di Sparta e di Messene, articolata in due sezioni (Die Verbündeten von Sparta: 135-176; Die Verbündeten von Messene: 176-232). Nel bilancio del capitolo, Zingg precisa la cronologia di redazione di questo secondo blocco di testimonienze (367 a.C.), prospettando la possibilità che esso abbia preso slancio a partire da un'iniziativa degli Arcadi vòlta a contrastare la più antica versione filo-spartana (Fazit zur zweiten Initiative: 233-235).
Un orientamento filo-messenico è attribuito anche alla terza fase di elaborazione della preistoria del Peloponneso occidentale, affrontata nel quinto capitolo unitamente alla quarta e ultima Initiative (Die dritte und die vierte Initiative: 236-276). Il capitolo, articolato in quattro parti, si apre con una sezione dedicata a Strabone, la cui testimonianza è assunta come fonte-guida per l'individuazione dei due ultimi momenti di riscrittura della miti-storia peloponnesiaca (Strabon als Quelle zur Frühgeschichte der Westpeloponnes: 236-237). Le due Initiativen, in opposizione polemica fra loro, si configurano quasi come manipolazioni integrative, tese ad accogliere nella finzione miti-storica il ruolo ricoperto dai Pisati negli equilibri interstatali della seconda metà degli anni Sessanta del IV secolo a.C. (Die Pisaten in der dritten Initiative: 238-251; Die Pisaten in der vierten Initiative: 251-266). Ciò che contraddistingue le due elaborazioni è invero l'impostazione ideologica di fondo (l'una filo-messenica, l'altra filo-spartana), nonché la diversa collocazione degli Elei fra gli alleati degli Spartani nella terza Initiative e fra gli alleati dei Messeni nella quarta. Zingg coglie negli anni 364 e 363 a.C. i presupposti storico-politici alla base dell'una e dell'altra versione, chiudendo infine la sua trattazione con una sezione topografica dedicata alla localizzazione di Pilo di Trifilia, tema che - seppur a prima vista lontano dai contenuti del volume - è posto in connessione con la seconda delle quattro Initiativen (Das triphylische Pylos: 266-276). Il volume si conclude con un sesto capitolo di sintesi generale (Fazit: 277-279), seguito da un apparato di indici molto analitico (280-336) e da un dossier di quattro carte geografiche (337-340).
L'individuazione di un criterio unificante utile ad interpretare la documentazione disponibile rappresenta, ad un tempo, il pregio e il limite dell'indagine. Zingg ricostruisce con ordine il complesso quadro di rapporti interetnici ed interpoleici che caratterizza la storia e la pseudo-storia del Peloponneso occidentale, non sottraendosi alle difficoltà di prospettare possibili cronologie e ricostruzioni alternative alle communes opiniones. Tuttavia, l'intento tassonomico che soggiace alla ricerca conduce in qualche caso a schematismi e forzature (particolarmente evidenti nel capitolo IV), che non rendono giustizia ad un'analisi altrimenti attenta ai testi antichi e ben documentata sotto il profilo bibliografico.
Claudio Biagetti