sehepunkte 17 (2017), Nr. 4

Frate Francesco e i minori nello specchio dell'Europa

Questo volume raccoglie gli interventi del 42° convegno assisano organizzato dalla Società Internazionale di Studi Francescani in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Studi Francescani. Esso mira a focalizzarsi intorno ai cosiddetti testimonia minora, raccolti in volume, nel 1926, da Leonhard Lemmens.

Il primo contributo, che si pone anche come relazione di apertura del convegno è affidata ad André Vauchez che si occupa di "Jacques de Vitry, temoin des origines franciscaines" (5-26). Lo storico francese sottolinea come uno dei primi testimoni di Francesco d'Assisi, pur ammirandolo sinceramente non ne capì profondamente il suo messaggio. In fondo la percezione che Jacques da Vitry ebbe del nascente Ordine dei Minori era quello auspicato dai pontefici: un gruppo di predicatori fedeli al papa che potessero capillarmente opporsi agli eretici e all'islam. è come se la visione del vescovo di Acri fosse quella che l'Ordine incarnerà pienamenente solo a partire dal 1240.

Werner Maleczek si è dedicato a "Das Bild der Minoriten in den päpstlichen Briefen der ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts" (29-51). Lo studioso austriaco da esperto conoscitore della diplomatica pontificia, riprendendo in esame le lettere papali della prima metà del XIII secolo, nota che nonostante il divieto di Francesco di chiedere privilegi alla Curia, numerose furono le istanze avanzate dall'Ordine. Il tema della povertà non è declinato nei testi emanati dalla cancelleria papale come una novità esclusiva, ma come qualcosa che potrebbe accomunare i Minori ad altri Ordini religiosi. Infine, lo studioso sottolinea come a motivo delle attuali edizioni di questi testi si debba procedere con calma nella loro interpretazione visto che alcune domande restano tuttora inevase.

Enrico Artifoni ha trattato il tema "Egemonie culturali, parole nuove: i frati Minori in Boncompagno da Signa e Tommaso da Spalato, con una testimonianza di Guido Faba" (55-80). Lo studioso italiano si focalizza dunque sulle testimonianze già note di Boncompagno da Signa e Tommaso da Spalato e sulla meno nota e usufruita testimonianza del contemporaneo Guido Fava, testimonianza che si colloca negli anni venti del Duecento.

Michael J. P. Robson ha focalizzato la sua attenzione su "Francis and the Friars Minor in the monastic chronicles of Roger of Wendower and Matthew Paris (1217-59)" (83-119). Lo studioso inglese, sottolinea come la figura di Francesco, nell'ambito monastico dei due scrittori di cui si occupa, venga declinata sotto la lente dell'ascetismo del pauperismo evangelico e dell'annuncio del vangelo, soffermandosi in particolare sull'approvazione della Regola, la predica agli uccelli e sulla stimmate. La Chronica maiora di Matteo Paris, che dopo il 1236 continua i Flores historiarum di Ruggero di Wendower, diviene un prezioso testimone dell'impatto che i frati ebbero con la società inglese, offrendo abbondanti dettagli circa le controversie tra i monaci neri e i frati Minori, pur se talvolta enfatizza le posizioni minoritiche, che per questo motivo devono essere lette in parallelo con il De adventu fratrum Minorum in Angliam del minorita Tommaso da Eccleston.

Maria Teresa Dolso affronta il tema "Francesco e i Minori nella cronachistica dell'Italia settentrionale" (123-176). I Minori sono ricordati solitamente come una religio nova tra le religiones novae e sono sovente accomunati con i frati Predicatori. La studiosa analizza nelle cronache tre tematiche peculiari, ossia gli insediamenti minoritici nelle città, la predicazione e la politica; e tre figure emblematiche, ossia Antonio di Padova, Gerardo da Modena e Leone da Perego. Emerge un Ordine profondamente radicato nel tessuto cittadino, chiave ermeneutica attraverso cui la cronachistica analizzata dalla Dolso comprende fenomeni come quello del tyrannus Ezzelino e del frate ribelle Michele da Cesena, anche se della prima metà del XIV secolo.

"Francesco d'Assisi e i frati Minori nelle fonti non francescane relative alla quinta crociata" (179-219) è il titolo dell'intervento di Giuseppe Ligato. Lo studioso si sofferma in particolare su tre fonti: Giacomo da Vitry, la Chronique d'Ernoul e la Legenda versificata di Enrico di Avranches. Egli evidenzia come queste fonti esterne all'Ordine presentino un'immagine meno idealizzata della presenza di Francesco nella quinta crociata non lesinando critiche e pur condizionate da un contesto politico-militare. Tuttavia esse hanno il merito di dimostrare che il viaggio di Francesco non passò inosservato, ma anzi riscosse l'apprezzamento di ambienti "addiritura diffidenti verso la proposta dell'assisiate" (219).

Marco Venditelli si è cimentato sul tema "Francesco d'Assisi e il francescanesimo nella Vita di Gregorio IX" (223-240). Lo studioso osserva che questa fonte "non offre alcun apporto veramente significativo" in una prospettiva storica, in quanto il suo intento è l'esaltazione del papa in contraposizione a Federico II; tantoché "anche il racconto della solenne cerimonia di canonizzazione di Francesco da evento solenne si trasfigura e diviene simbolo stesso della plenitudo potestatis del pontefice" (240).

Dieter Berg si occupa di "Franziskus und der Franziskanerorden in der deutschen Chronistik des 13. Jahrhunderts" (243-278). Lo studioso tedesco si focalizza ovviamente della Chronica di Giordano da Giano, di Burcardo di Ursberg e di altre opere per concludere che non è possibile ricostituire un'immagine unitaria della presenza dell'ordine minoritico, quello che si ottiene è solo una restituzione frammentaria che gli storici devono considerare con una certa prudenza.

Nicole Bériou ha studiato "Saint François dans la Légende dorée et dans les sermons de Jacques de Voragine" (281-312). La studiosa francese mostra come la Leggenda aurea del frate domenicano rappresenti la costruzione culturale e cultuale della figura di Francesco. Il suo autore fa parte di coloro che hanno sostenuto il miracolo della stigmatizzazione soprattutto attraverso i suoi sermoni. Francesco non è un rivale di Domenico, ma sono uno specchio dell'altro, complementari di una medesima santità.

Guy Geltner si occupa di "Antifraternal polemics: from literature to social realities" (315-331). La prospettiva dello studioso è osservare l'impatto dei Minori attraverso le opposizioni che loro stessi hanno subito nelle fonti letterarie e teologiche, arrivando ad individuare tre macro-cosmi in cui tali "incidenti" sono perpetrati: l'azione sociale, i cattivi comportamenti dentro e fuori le mura dei conventi e, infine, il processo stesso di autoidentificazione che passa attraverso il senso di sofferenza.

Il volume si presenta nel suo complesso ben organizzato e con il lodevole tentativo di indagare la percezione che i Minori sortirono nell'Europa del XIII secolo, servendosi soprattutto di fonti narrative esterne all'Ordine di genere cronachistico, ma anche agiografico e polemistico, spaziando in una area geografica non delimitata alla penisola italiana. Forse una precisazione nel titolo dell'epoca a cui la maggiorparte delle fonti si riferiscono, avrebbe più prontamente chiarito al lettore cosa aspettarsi dagli stimolanti interventi ivi contenuti.

Rezension über:

Frate Francesco e i minori nello specchio dell'Europa. Atti del XLII convegno internazionale, Assisi, 17-19 ottobre 2014, Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2015, X + 352 S., ISBN 978-88-6809-082-1, EUR 42,00

Rezension von:
Filippo Sedda
Pontificia Università Antonianum
Empfohlene Zitierweise:
Filippo Sedda: Rezension von: Frate Francesco e i minori nello specchio dell'Europa. Atti del XLII convegno internazionale, Assisi, 17-19 ottobre 2014, Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2015, in: sehepunkte 17 (2017), Nr. 4 [15.04.2017], URL: https://www.sehepunkte.de/2017/04/28791.html


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